Review by Andrea Evolti - www.metallus.it

Lavoro di difficile catalogazione, ma anche arduo da recensire questo “ Alchemy of Life - Soundtrack A.D. 1312” ad opera di Matteo Bosi, compositore ed esecutore unico di questa vera e propria colonna sonora per un film ambientato ne XIV secolo, dalle forti tinte epico-medievali, con numerosi riferimenti alla musica folk ed allo speed-metal di gruppi come i nostrani Rhapsody ed anche, nei frangenti più cupi e meditativi a Theather of tragedy (quelli dei primi due lavori) ed a quel fenomeno di oscurità e romanticismo che sono i My Dying Bride.

A dir la verità, trattandosi di un vero e proprio progetto finalizzato alla realizzazione di una colonna sonora, visto che non esistono brani cantati, i riferimenti ai maestri delle soundtrack quali Morricone, Holdfield ed anche, in alcuni episodi, Claudio Simonetti, non sono certo rari o da mettere in secondo piano.

Si tratta di un lavoro ambizioso ed, al contempo, difficile da digerire, ma bisogna ammettere che Matteo da prova, nei 40 minuti che compongono il lavoro, di avere del talento compositivo non di certo sottovalutabile, sia per la varietà di stili che riesce a fondere, quasi sempre, in maniera armonica, sia per la capacità di sottolineare i cambi atmosferici e di mood, infondendo una dinamica di sicuro impatto ai frangenti epici e veloci, dove mette in mostra le sue ottime doti di chitarrista, e creando un buon livello di pathos nei brani più intimisti.

In questi frangenti, e ne è prova la traccia intitolata “Stay with me for all time”, riesce anche a creare sonorità non certo manieristiche, ma a rendere emozioni come il dolore, lo sconforto e la disperazione, con arrangiamenti debordanti, dove rientra anche una certa elettronica anni ’80 molto epic-fantasy, con l’ ìmmancabile apporto del duo ispiratore Simonetti-Holfield. Per i pezzi dove le asce vengono utilizzate come truppe d’assalto per lo sfondamento delle linee nemiche e le tastiere fanno da tamburini per la marcia trionfale (vedi “Hunting in the plains” e “Journey to the temple of the dead”) dimostra non solo di aver capito a pieno lo spirito di Luca Turilli, ma forse anche d’interpretarlo in maniera più originale e convincente. Matteo sfoggia, inoltre, tutto il suo talento nell’uso delle keyboards e dei sinths nella già citata “Stay with me for all lifetime”, brano che sintetizza un po’ tutti gli umori dell’ opera e nella title-track dove emerge a pieno la cupezza romantica degl’ inglesi My Dying Bride (visto anche l’accostamento del pianoforte alla chitarra elettrica che si produce in un passionale e fosco assolo). Delle volte viene da pensare che sia un peccato che alcune track non abbiano un cantato, perché ne avrebbero tutte le possibilità vista la fluidità e l’impatto che queste hanno sull’ascoltatore; inoltre, e questo è un pregio che tutti i dischi strumentali, ma anche quelli d’ impronta così epicheggiante con riferimenti a concept, dovrebbero possedere, vale a dire l’essere così fludi ed “agili” che non ti accorgi che sei arrivato alla fine, se non quando non ascolti il tripudio dalle sonorità molto Dream Theater dipinto dall’assolo di “The quest for eternal life is over”.

La capacità di questo disco, prodotto molto bene anche a livello grafico oltre che nel comparto suoni, è quella di dare sfumature e ritmi “moderni” ad una tematiche che, necessariamente, nasce in un impianto di musica antica; se c’è un film che può essere accompagnato dal lavoro di Matteo, forse è “Ladyhawk”, con Rhutger Hauer e Michelle Pfeiffer, visto il mix di cupezze e momenti di ampio respiro, unendo una doverosa rigorosità nell’ambi entazione generale ad alcuni episodi di ariosità che non fanno cadere nel grottesco un genere che spesso, purtroppo, scivola in involontarie parodie di se stesso.

Una chicca di disco che, però, non mi sento d’ inserire tra i consigliati, visto che il mio voto finale è relativo ad un’opera che deve essere vista come qualcosa di particolare (difficile da ascoltare una colonna sonora, senza avere come punto di riferimento un film per il quella essa stessa è stata creata); un viaggio musicale per vedere il film che Matteo stesso ha girato nella sua testa. Spero che metta il suo talento anche a disposizione di altre band, con prodotti più facilmente avvicinabili o che venga notato da qualche regista o produttore per la realizzazione di soundtrack (oppure del film stesso della storia ideata da lui).

Per ora i complimenti per l’ottima idea e per la realizzazione, ma che sia un punto di partenza questo e non un motivo per chiudersi in un autismo artistico.

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